Il panorama delle truffe sta modificandosi velocemente e sono sempre più quelle che vengono messe in atto utilizzando internet; l’emergenza sanitaria COVID19, con le complessive difficoltà di spostamento fisico, ha ulteriormente accelerato un trend che era già in atto da tempo. Va ricordato che dal punto di vista giuridico il reato di truffa (art. 640 c.p.) è un reato che si realizza tramite la cooperazione artificiosa della vittima ottenuta con l’inganno; è un reato plurioffensivo in quanto il bene giuridico tutelato non è solamente il patrimonio della vittima, ma anche la libertà di autodeterminazione della vittima stessa. È un reato comune in quanto il soggetto attivo può essere chiunque, peraltro con l’applicazione dell’aggravante di cui all’art. 69 c.p. qualora il truffatore abbia una qualifica pubblica; da notare che la persona offesa può non corrispondere alla persona indotta in errore dalla condotta fraudolenta, anche se deve permanere un nesso causale fra induzione in errore e elementi del profitto e del danno. Per integrarsi il reato di truffa vi deve essere uno specifico collegamento fra vittima e reo, attuato con una serie concatenata di artifici e raggiri utili a produrre prima l’induzione in errore e poi, come effetto finale, un atto di disposizione patrimoniale capace di produrre il profitto per il reo e il danno per la vittima. Fino ad ora le truffe più comuni, quelle nelle quali chiunque poteva incorrere, erano il finto incidente stradale, simulato per ingenerare nella vittima l’idea di aver provocato il danno, invitandola al risarcimento immediato, la persona in difficoltà incontrata per caso, alla quale si arrivava ad offrire denaro accettando in pegno qualcosa che in realtà non aveva alcun valore, il fantomatico funzionario dell’azienda di servizio pubblico che rappresentando un risparmio di qualche tipo fa firmare un contratto per qualche altra cosa, i truffatori si erano da tempo mossi sul web, specialmente con le truffe via email; in questo caso le truffe più comuni erano la sedicente moglie di un fantomatico primo ministro africano deposto che in cambio dell’aiuto per recuperare il patrimonio del marito ne prometteva una percentuale (cosiddetta frode nigeriana, catalogata truffa 419 da FBI), oppure la donna con malattia terminale, che ci contattava con tanto di foto impressionanti chiedendo un aiuto economico essendo rimasta sola e in difficoltà con le cure. In ambito criminologico il comportamento individuale è il prodotto dell’interazione delle persone con le condizioni ambientali.
Sono proprio le condizioni ambientali il fattore capace di trasformare da una parte le inclinazioni e le tendenze del potenziale criminale in veri e propri illeciti e dall’altra le debolezze e l’inesperienza delle persone nella capacità di diventare una vittima. In questo caso l’ambiente è costituito non tanto dal web (che è il supporto fisico), ma dalle reti sociali che sul web vengono costruite e mantenute in vario modo, prima di tutto con i social media.
Dunque perché un illecito accada ve ne devono essere le opportunità, opportunità che sul web sono sicuramente maggiori; in particolare rifacendosi alla teoria criminologica RAT (routine activity theory):
affinché la truffa possa avvenire è necessario avere contemporaneamente:
• il probabile criminale;
• il bersaglio appropriato;
• la mancanza di un guardiano efficace.
Facendo l’esempio con un reato predatorio, affinché possa aver luogo uno scippo è necessario che nello stesso luogo siano presenti il ladro (probabile criminale), una persona magari anziana (bersaglio appropriato) e non sia presente la polizia o qualcun altro che potrebbe impedire lo scippo (mancanza di un guardiano efficace).
Lo spostamento delle truffe su internet fa forza su uno degli elementi chiave della RAT: il guardiano efficace; infatti il “territorio virtuale” non ha “guardiano efficace”, non esistendo e non potendo esistere un supervisore di tutte le attività che avvengono su internet. È per questo che il truffatore può entrare in contatto con la vittima senza grandi problemi.
L’unico guardiano efficace a quel punto è l’abilità della vittima nel non farsi truffare o quelle minime attività di controllo che vengono effettuate dai gestori dei vari sistemi, in particolare dei social media, che possono eventualmente bloccare account sospetti, cosa che però avviene quasi sempre solo dopo che le truffe sono state attuate.
È per questo che è quindi possibile perpetrare facilmente su internet una serie di truffe, alcune delle quali sconfinano peraltro in altri reati, come l’estorsione, il furto di identità o il traffico di criptovaluta, e molte delle quali difficili da inquadrare nel quadro giuridico italiano troppo antiquato per far fronte al nuovo quadro criminale.
Fra queste vale la pena di ricordare:
• il ransomware, con il quale dopo aver inserito sul computer dell’utente software (malware) che manomette in qualche modo il sistema, si chiede un riscatto al fine di non distruggere dati importanti del computer o altri dati dell’utente. In questo caso si potrebbe avere il reato di estorsione, ma qualora il malware non sia effettivamente stato inserito sul computer dell’utente, caso più frequente, si tratta di una semplice truffa;
• crowdfrauding (fraud in crowdfunding), si tratta di raccolte fondi (crowdfunding) fasulle per iniziative benefiche inesistenti, ma che vengono “pompate” tramite i social media e talvolta avvalorate da personalità, anche loro stesse vittima della truffa. Questo tipo di truffa può talvolta nascondere il “lavaggio” di denaro sporco;
• la vendita di biglietti falsi, per uno spettacolo che non ci sarà mai, talvolta coinvolgendo in modo genuino alcuni influencer che contribuiscono ad aumentare il giro di biglietti venduti;
• pump and dump, si tratta di una truffa basata sul pompare, con campagne email o altra pubblicità on line alcuni titoli finanziari, spesso asserendo di avere informazioni riservate, inducendo quindi all’acquisto molti compratori, per poi scaricare il tutto. È sempre più frequentemente collegata
all’uso delle criptovalute che facilita i truffatori sia per i pagamenti, sia perché risulta più difficile per loro essere rintracciati;
• camhacking fasullo, dove il truffatore fa credere all’utente di avere “hackerato” la cam del pc e di avere in mano immagini compromettenti dello stesso, chiedendo un riscatto per distruggere le foto.
In realtà non è stato “hackerato” niente e il tutto si basa sulla paura del truffato;
• money flipping, si tratta di una truffa nella quale il truffatore, che talvolta si maschera dietro fantomatiche e rispettabili istituzioni o presso queste si fa risultare accreditato, propone alle vittime un piccolo investimento iniziale in denaro, spesso poche centinaia di euro, capace di produrre, in termini rapidi, profitti molto alti, salvo poi non fare arrivare niente alla vittima, facendo addirittura
sparire la rete di contatti.
Quelle sopra elencate sono solamente alcune delle innumerevoli tipologie di truffa al momento in atto su internet e le casistiche aumentano ogni giorno.
I problemi nel perseguire questo tipo di reati sono di vario tipo.
Il primo è che la truffa è un reato perseguibile a querela e spesso il cittadino, per vari motivi, non ultimo il fatto che considera il danno non rilevante, non la presenta; il secondo il fatto che l’unico organo al momento specializzato per questi reati è la Polizia postale e delle comunicazioni (specialità della Polizia di Stato) che a fronte dell’aumentare dei reati di propria specifica competenza non ha però visto aumentare parallelamente le proprie risorse.
I truffatori hanno spesso a disposizione mezzi tecnologici migliori degli organi di polizia, oppure sono dislocati fisicamente in altre nazioni e dunque perseguirli risulta oltremodo difficoltoso.
Infine il fatto del difficile inquadramento del comportamento criminale, che è estremamente variegato, nel nostro quadro giuridico.
Il modo migliore per combattere questo tipo di reato rimane la prevenzione: rendere gli utenti di internet maggiormente edotti delle insidie di un territorio che pur essendo “virtuale” non è certo meno pericoloso del territorio reale.
E' qui che entrano in gioco le campagne informative e di sensibilizzazione messe in campo dagli attori istituzionali e di cui il Progetto "Prevenzione e Contrasto Truffe agli Anziani" rappresenta ormai una realtà consolidata e di riferimento giunta alla seconda edizione. Con un linguaggio semplice e immediato, saranno suggerite dal personale qualificato appartenente al Corpo di Polizia Locale di Bari, precauzioni da adottare per prevenire e scongiurare le truffe e avvertire del pericolo su tematiche quali furti, scippi, borseggi, truffe e raggiri presso la propria abitazione, al telefono, agli sportelli automatici di banca e posta, oltre a fornire suggerimenti per usare in tutta sicurezza internet.
L'utenza target verrà informata anche sui riferimenti per chiedere aiuto o informazioni e consigli, tra i quali il numero dedicato attivo presso la Sala Operativa del Comando 080 5491073 presso il quale sarà possibile richiedere anche un supporto immediato qualora si sia rimasti vittime di truffa o si tema di poterlo essere.
Questa campagna verrà realizzata attraverso l’utilizzo di mezzi di comunicazione che raggiungono con facilità i cittadini più anziani, per aiutare a prevenire le truffe che, con il passare del tempo, diventano sempre più subdole.